Nicola Padovani: Places



Inaugurazione giovedi 19 novembre ore 18:30
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Gli aspetti della vita psichica visti nella loro intima relazione con i fenomeni esterni sono molteplici, come molteplici sono le meditazioni che se ne possono trarre a riguardo.

Relazioni umane, costituzioni sociali, storia di un luogo, prosperità o mancanza di stimoli sonori, visivi e quant’altro, sono tutti elementi che contribuiscono alla nascita di contesti potenzialmente capaci di risvegliare stati d’animo, dai più semplici ai più tortuosi.

D’altro canto, e questo è il caso dell’universo creativo, gli stessi stati d’animo possono rinascere dalla mano dell’artista a livello figurativo, facendo sì che sia il lato emozionale a creare a sua volta luoghi, contesti ed architetture che in questo caso divengono suoi specifici simboli.
Si tratta di una relazione a due livelli, dove nel primo l’individuo si confronta con l’ambiente esterno, reale, quotidiano, mentre nel secondo, lo stesso individuo dà vita ad un contesto proprio filtrato da aspetti marginali e focalizzato sulla propria interpretazione e reazione al primo livello. Alla base degli ultimi lavori di Nicola Padovani giace una riflessione che si realizza nello stretto rapporto tra situazione psichica e un ambiente oppressivo che scatena fenomeni degenerativi e il conseguente disequilibrio identitario.
L’esperienza di vita vissuta viene dunque rielaborata e ripresentata a livello figurativo, per cui alla mancanza di riferimenti oggettivi all’interno della sfera quotidiana controbilanciano gli spazi cupi dalla prospettiva accentuata, che corrono verso un punto di cui non si conoscerà la fine, così come la disarmonia relazionale porterà alla disarmonia e all’incoerenza dei rapporti tra gli oggetti all’interno dello spazio creativo.
Se dapprima troveremo una maggiore attenzione verso la rappresentazione di interni, che solo con la loro vuotezza, senza la necessità di ulteriori supporti, riusciranno a comunicare un chiaro senso di instabilità, più avanti la scena si sposterà verso l’esterno, meno surreale e con maggiori riferimenti alla realtà, supportato a questo punto da animali da un primo momento ampiamente riconoscibili, in cui lo sbandamento viene percepito dall’impossibilità di una compresenza logica ed effettiva dei due elementi (uno squalo non potrebbe mai nuotare negli spazi aperti di una Milano nebbiosa) e in un secondo momento da animali riconoscibili solo ad un primo sguardo, traditori nelle loro fattezze ad uno sguardo più attento, che abitano spazi disciolti, diventati solo sfondi bicromi di elementi in totale contrasto tra loro.
Ogni elemento interno all’opera compartecipa a raggiungere il medesimo obbiettivo, persino l’intero complesso materico e coloristico viene chiamato ad ausiliarne lo scopo subendo un trattamento particolare che lo vede colante, fragile e anch’esso impotente nel suo doveroso rapporto di aderenza con la tela.

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